Cult Films

Vinegar Syndrome, Deaf Crocodile, Imprint, Cinema Guild, and more.
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Matt
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Re: Cult Films

#51 Post by Matt » Fri Aug 26, 2022 12:20 am

I can’t imagine why it would be objectionable for Italian speakers to use an Italian honorific for an accomplished Italian man. Wouldn’t this be equivalent to the way Luis Buñuel is often referred to as Don Luis in Spanish or Ozu might be called Ozu-san or Sensei in Japanese? Because a 30-year-old television show once mocked a self-important character who insisted people refer to him that way?

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Quote Perf Unquote
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Re: Cult Films

#52 Post by Quote Perf Unquote » Fri Aug 26, 2022 1:08 am

Sorry, but I prefer to refer to him as "Broheim"

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ellipsis7
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Re: Cult Films

#53 Post by ellipsis7 » Fri Aug 26, 2022 8:49 am

In Italian 'maestro' can variously be a simple school teacher or school master, a leading expert in a field, the master or conductor of an orchestra, or as a term of respect for a master of a craft such as painting or filmmaking, so it's practical rather than pretentious... See the Treccani.it dizionario lengthy definition below...
maèstro (o maéstro) s. m. [lat. magĭster, der. di magis «più»]. – 1. (f. -a) a. In senso ampio, chi conosce pienamente una qualche disciplina così da possederla e da poterla insegnare agli altri: vero, insigne, grande, sommo, insuperabile m.; per antonomasia, il M., il divino m., Gesù, soprattutto nella sua predicazione e nel suo rapporto con gli apostoli e i discepoli; con locuz. dantesca, il m. di color che sanno, Aristotele; avere, eleggersi, scegliersi un m., oppure qualcuno come maestro. Anche titolo di rispetto, riferito a chi, nell’insegnamento, rivela particolari doti, soprattutto per vastità di dottrina, efficace chiarezza didattica; perciò usato talvolta come appellativo, in segno di venerazione o con tono adulatorio (anche scherz. o iron.), rivolto a un docente che si desideri collocare al disopra del comune livello. b. Chi eccelle in un’arte, in una scienza, in una disciplina, o in singole forme d’arte e manifestazioni di cultura, così da poter essere considerato una guida, un caposcuola: il Petrarca fu considerato m. di stile; i m. della pittura fiamminga del Seicento; i grandi m. del colore, dello scalpello; i m. del cinema neorealista. Per estens. (anche nel femm. maestra), essere un m. d’eleganza, di sobrietà, possedere tali qualità in modo da poter essere d’esempio ad altri; anche nel male: m. d’errore, di falsità, di corruzione; è un m. nell’arte di mentire, di fingere; e in frasi iron. o sarcastiche: sentiamo questo signor m.!; darsi arie di m.; farla da m., di persona saccente e uggiosa. Cattivo m., espressione usata per indicare polemicamente chi ha esercitato un’influenza negativa sui giovani, grazie al proprio prestigio intellettuale, con partic. riferimento ai capi spirituali del terrorismo. Con sign. attenuato e più generico, di persona singolarmente abile e versata in un’arte, una disciplina, un’attività pratica, senza riferimento all’influsso che può esercitare su altri con l’insegnamento o l’esempio: è m. nell’arte dell’arredamento; lascia fare a lui che è m.; è un lavoro da m., perfetto; un colpo da m., di azione o impresa, ammirevole o condannabile, eseguita con prontezza e abilità. Prov.: nessuno nasce m., o anche non si diventa m. in un giorno, la maestria è frutto di studio e di esperienza; l’opera loda il m., solo dalle azioni e dai risultati si può giudicare l’uomo. 2. (f. -a) a. In senso stretto, chi, in possesso del titolo conseguito al termine di un corso di studî (in un istituto magistrale), si dedica all’istruzione e all’educazione dei bambini nelle scuole elementari: m. di scuola; il m. della prima, della quinta; m. supplente; diploma di m.; al plur., il complesso degli insegnanti elementari, maschi e femmine: un convegno di maestri. b. Chi svolge un insegnamento speciale, privatamente o pubblicamente: m. di ballo, di nuoto, di recitazione, di scherma. c. Maestro d’arte, qualifica (con l’indicazione della specializzazione: incisione sul corallo, lavorazione dei metalli, del merletto, del libro, della ceramica, del cuoio, ecc.) a cui dà diritto il diploma di licenza di un istituto d’arte. 3. a. Nell’organizzazione scolastica del Medioevo e del Rinascimento, titolo di chi aveva ottenuto il dottorato in una facoltà universitaria (in lat. magister artium, magister gramatice, ecc.); riferito a un medico, poteva essere premesso al nome: fu un grandissimo medico in cirugia, il cui nome fu m. Mazzeo della Montagna (Boccaccio); o usato assol.: mandisi senza più indugio per un m. (Boccaccio). b. Nella pratica musicale, titolo attribuito, fin dal primo medioevo, all’istruttore e direttore di un insieme di cantori o di strumentisti; così si disse magister puerorum l’istruttore dei fanciulli-cantori nelle chiese, subordinato al m. di cappella (magister capellae), responsabile dell’intero corpo musicale della chiesa o anche della cappella d’una corte, d’una casa patrizia, ecc.; in seguito, l’espressione m. di cappella designò il responsabile del corpo musicale di istituzioni non chiesastiche (enti concertistici, teatrali e sim.), e tale resta ancora nei paesi germanici (Kapellmeister, il direttore d’orchestra). M. al cembalo si disse, soprattutto nel sec. 18°, lo strumentista, di solito un clavicembalista, a cui era affidata l’esecuzione del basso continuo; aveva anche il compito di coordinare l’esecuzione dell’intera orchestra, con particolare riguardo per le parti vocali. Attualmente, titolo dato al musicista di professione, spec. se diplomato, e in alcuni paesi (tra i quali l’Italia) riservato ai soli diplomati di conservatorî e di istituti pareggiati; m. dei cori, colui che istruisce e prepara i cori per le esecuzioni sinfonico-corali o di opere liriche; m. concertatore, quello che cura la concertazione; m. sostituto, chi ha il compito, nei teatri operistici (più raramente nelle orchestre sinfoniche stabili), di accompagnare e di concertare le parti vocali solistiche impegnate in una rappresentazione scenico-musicale (pur avendo una funzione ausiliaria e subordinata rispetto al direttore principale, cura anche le prove a sezioni dell’orchestra, dirige i complessi strumentali posti fuori della scena nelle rappresentazioni operistiche e può anche, analogamente al m. di palcoscenico, indicare ai cantanti, al coro e alle comparse il momento esatto in cui devono entrare in scena); m. di palcoscenico, musicista a cui è affidato il compito, durante le esecuzioni operistiche, di indicare ai cantanti, al coro, alle comparse e ad altri eventuali partecipanti alla rappresentazione l’esatto momento in cui devono entrare in scena. Maestri cantori (ted. Meistersinger o Meistersänger), in Germania, dal sec. 14°, denominazione dei componenti di corporazioni artigiane di musicisti-poeti. c. Nel linguaggio degli storici dell’arte, pittore o scultore che sia a capo di una bottega o scuola. Nell’attribuzione di opere figurative, il nome, seguito da una determinazione riferentesi a un’opera d’arte, indica l’anonimo autore di quell’opera, quando dai caratteri stilistici di essa sia lecito individuare una personalità artistica ben definita a cui si possano eventualmente attribuire altre opere: il M. dell’Annunciazione di Aix; il M. dell’altare di San Bartolomeo; il M. della Santa Cecilia. Al plur., denominazione di gruppi di scalpellini, marmorarî e sim. che nelle loro opere, eseguite in collaborazione artigianale, raggiunsero un notevole valore artistico: M. comacini (v. comacino, nel sign. 2); M. campionesi (v. campionese). d. Operaio specializzato che ha alle sue dipendenze altri lavoranti non specializzati; in partic., nel linguaggio corrente di marina, l’operaio specializzato di un cantiere navale. In locuzioni fisse: m. muratore; m. di cazzuola, capomastro muratore; m. di pennello, imbianchino, verniciatore; m. di stalla, sovrintendente al governo dei cavalli; m. d’ascia, l’operaio abilitato alla costruzione di navi e galleggianti di legno, fino a 50 t di stazza lorde. Prov.: vale più un colpo del m. che cento del manovale, è infinitamente più utile e proficua l’opera dei competenti che quella dei dilettanti. e. Nel gioco degli scacchi, titolo che si consegue raggiungendo una determinata percentuale di punti in uno o più tornei qualificanti: m. nazionale, m. internazionale, grande maestro. f. Nell’uso pop., vocativo che nel passato veniva talora rivolto a persona umile, di cui s’ignorava il nome, per richiamarne l’attenzione: scusate, m., dove porta questa strada? 4. Anticam., capo, guida: Questi pareva a me m. e donno (Dante); la locuz. dantesca m. e donno è ancor oggi usata in frasi scherzose. Come titolo e con il sign. di capo, preposto, sovrintendente, la parola fu in uso già nel mondo latino (magister equitum: v. magister), poi nel medioevo (m. di campo, il direttore degli incontri nei tornei), e in epoche storiche successive: m. di camera, il cortigiano prediletto del signore, o il suo più intimo consigliere; maestri d’ostello, nella corte sabauda, ufficiali che attendevano al governo della casa del principe; m. di palazzo, lo stesso che maggiordomo, come carica storica. In partic., nell’ambito della corte e della famiglia pontificia: m. di camera, alto prelato della famiglia pontificia che sovrintendeva all’anticamera del pontefice, presiedeva alle udienze pontificie e assisteva il papa dovunque egli si recasse; M. del Sacro Ospizio, alto dignitario laico della famiglia pontificia, con compiti diversi a seconda delle epoche, tra cui prevalse quello di ricevere i capi di stato in visita al pontefice; M. del Sacro Palazzo, prelato della famiglia pontificia, appartenente per tradizione all’ordine dei domenicani, che ebbe incarichi varî per la difesa dell’ortodossia. Attualmente è in uso nella formula Gran maestro, come titolo di cariche e dignità particolari, e spec. per indicare la suprema autorità nella gerarchia di ordini cavallereschi (v. gran maestro); inoltre, m. generale, titolo del superiore generale dei domenicani e dei mercedarî. 5. Con funzione di agg.: a. Di chi sa operare con grande maestria, o di cosa fatta, eseguita, escogitata magistralmente, con grande abilità o accortezza: lavoro eseguito con mano m.; colpo m., tiro m.; que’ ritrovati m., quelle belle malizie, con le quali sono avvezzi a vincere (Manzoni). b. Di cosa principale, importante, che esercita una precisa o fondamentale funzione: strada m., la più larga e comoda: dolci salici piangenti cingevano rustiche case coloniche, mentre antiche, stupende ville si affacciavano alle strade m. prive di un qualsiasi ornamento di verde (Romano Bilenchi); entrata m. o porta m., la principale di un palazzo o di una chiesa; ruota m., la più importante di un ingranaggio, da cui sono mosse le altre; fosso, canale m., a cui confluiscono i minori; vena m., la più larga e abbondante di una sorgente; libro m., più com. libro mastro (v. mastro, nel sign. 2); barba, radice m., fittone principale di una pianta; penne m., le remiganti primarie degli uccelli (locuz. usata quasi solo in senso fig.: v. penna, n. 1 a). Nelle costruzioni civili, si dice di struttura (muro, trave, ecc.) su cui grava la parte maggiore del carico applicato: muro m.; longheroni maestri. Sezione m. di una struttura (ala di aeroplano, nave, ecc.), la sezione trasversale di maggior superficie; nelle costruzioni navali, costa m., l’ossatura della sezione maestra. Nell’attrezzatura navale, albero m. o albero di maestra, l’albero maggiore (v. maestra, nel sign. 2); vela m., la vela quadra, più grande, e più bassa, dell’albero maestro. ◆ Dim. maestrino (in partic., era così chiamato, nelle scuole di musica e nei conservatorî, lo studente dei corsi superiori a cui venivano affidati, dal maestro titolare della cattedra, incarichi di supplenza o di assistenza nell’insegnamento impartito agli allievi dei corsi inferiori); spreg. maestrùccio, maestruzzo, maestrùcolo; accr., raro, maestróne; pegg. maestràccio.


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